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La persona e l’ambiente: tra contaminazione ambientale e inquinamento psichico

Giardini 1
 
 
LA DOMANDA
 
 
Potrebbe essere
interessante chiedersi
cosa possa succedere
se il giardino
che abbiamo sempre coltivato,
che abbiamo annaffiato con cura
e sul quale abbiamo lavorato,
che raccoglie ricordi e memorie,
improvvisamente diventasse
un luogo poco sicuro.
 
 
Di: G. Francioso, G. Pitti, C. Grimaldi, M. Gonella
 
“So anche,” disse Candido, “che dobbiamo coltivare il nostro orto.” “Avete ragione,” disse Pangloss, “quando l'uomo fu posto nel giardino dell'Eden, ci fu posto ut operaretur eum, perché lo lavorasse; il che dimostra che l'uomo non è nato per il riposo”. “Lavoriamo senza ragionare”, disse Martino, “è l'unico modo per rendere sopportabile la vita.”
Introduzione
Voltaire chiude l’opera di Candido sostenendo che “dobbiamo coltivare il nostro giardino”. A questo proposito, potrebbe essere interessante chiedersi cosa possa succedere se ilVoltaire giardino che abbiamo sempre coltivato, che abbiamo annaffiato con cura e sul quale abbiamo lavorato, che raccoglie ricordi e memorie, improvvisamente diventasse un luogo poco sicuro, in cui l’equilibrio vacilla e la quotidianità viene compromessa? Se l’erba tutt’un tratto seccasse, se la terra ingrigisse, se piovesse polvere.
 
Quest’immagine potrebbe prestarsi nell’evocare con nitidezza alcune delle sensazioni che accompagnano la vita in un Sito Contaminato.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) definisce “Sito Contaminato” tutte quelle aree di territorio in cui si evidenzia un’alterazione di suolo, sottosuolo o acque sotterranee, tale da costituire un pericolo per la salute (ISPRA, 2024). In ambito europeo è stata stimata la presenza di circa 342.000 siti contaminati, e solo il 15% di questi è sottoposto a interventi di risanamento ambientale.
 
In Italia, i Siti di Interesse Nazionale (SIN) sono 42. Alcuni tra questi sono la città di Casale Monferrato, Taranto, Biancavilla, Venezia (Porto Marghera). A livello Nazionale, la cartina che disegna i SIN evidenzia come questi siano presenti sull’intero territorio italiano, evidenziando la necessità di prestare attenzione alla salute fisica e psichica degli abitanti di queste città, in cui il confine tra zona sicura e pericolo è estremamente sottile. 
 
Interesse NazionaleViviamo circondati dall’ambiente, lo respiriamo, ne dipendiamo e al tempo stesso lo conserviamo dentro di noi, nei nostri sogni, conflitti, angosce, paure (Schinaia, 2021). Enrique Pichon-Rivière (1971) ha parlato di vinculo, proprio per sottolineare come la realtà esterna e quella interna non siano tanto elementi contrapposti, quanto entità intrecciate in una trama dialettica fitta di cambiamenti e discontinuità, mutamenti costanti di ciò che ci circonda (Schinaia, 2019, 2021). Tuttavia, ‘L’intimità affettiva’ (Schinaia, 2019) con l’ambiente circostante viene compromessa quando si individua nel proprio luogo di appartenenza la fonte di pericolo per la propria salute. Come sostiene Schinaia, e Searles prima di lui, non viviamo isolati in un ambiente asettico, ma l’ambiente “non umano” si intreccia alle nostre esperienze, impregna e colora i ricordi, ha odori, sapori e suoni, che si integrano e arricchiscono la narrazione delle memorie. Il luogo in cui nasciamo, viviamo, oppure cresciamo, impatta sulla percezione della nostra identità in quanto persone, questo perché l’ambiente lo teniamo a mente: le “cose” del mondo hanno una “risonanza psichica”, rappresentando sia una fonte di sicurezza, sia un ricettacolo di ansie e paure.

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Anche l'immigrazione dovrà pagare dazio?

Guerra dazi

 
 
 
LO SCENARIO
 
 
La caotica situazione
dei mercati
provocata dalla cosiddetta
‘’guerra dei dazi‘’
rappresenta un evento
di portata storica…
 
 
  
Di: Luigi Giovannini
 
Non vi è dubbio alcuno che la caotica situazione dei mercati provocata dalla cosiddetta ‘’guerra dei dazi‘’ rappresenti, per la sua dimensione planetaria e per l’enormità dell’impatto economico in gioco, un evento di portata storica anche per la grande difficoltà di definirne i contorni, le finalità e soprattutto gli sviluppi.
La gran parte degli analisti (politologi, economisti, esperti di relazioni internazionali, ecc.) infatti sono d’accordo nel dire… anzi nel non dire: la situazione appare talmenteMercato globale complessa, contraddittoria nelle premesse e nelle possibili conseguenze, sorprendente nei continui cambiamenti delle variabili in gioco da rendere azzardato, per non dire impossibile, qualsiasi tentativo di abbozzare uno scenario evolutivo, fatta eccezione per lo sconvolgimento del commercio internazionale e delle regole che ne hanno garantito lo sviluppo ed il progresso negli ultimi 50 anni.
La cosiddetta ‘’globalizzazione’’, sviluppatasi a partire dagli anni Novanta, di certo cambierà faccia e contestualmente subiranno pesanti variazioni i fattori che ne hanno caratterizzato lo sviluppo ed in particolare il contributo dato alla riduzione della povertà e della fame nel mondo. Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi il numero di persone che vive in condizioni di povertà estrema (con meno di 2 dollari di disponibilità giornaliera) è diminuita drasticamente: dal 42% della popolazione mondiale a meno del 10%, pur tenendo conto della crescita demografica. Questo andamento è stato fortemente alimentato dalla crescita economica di due grandi Permessi Residenzapaesi come Cina e India, che in pochi decenni hanno fatto uscire dalla povertà milioni di persone. In Cina, diventata grazie alla progressiva liberalizzazione del commercio internazionale la ‘’fabbrica del mondo”, si stima che la quota di popolazione che viveva con meno di due dollari al giorno sia passata dal 91% degli anni Ottanta all’uno per cento dei giorni nostri.
In India la riduzione della povertà ha avuto un andamento analogamente positivo: dal 63% al 10%. Al contrario nei Paesi dell’Africa subsahariana, che hanno beneficiato solo marginalmente della liberalizzazione del commercio internazionale, la situazione è rimasta purtroppo sostanzialmente invariata negli ultimi trenta/quarant’anni con circa il 40% della popolazione che vive ancora con meno di due dollari al giorno.

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L’anno di Kafka, Ejzenštein e Montale


Libro Il processo
 
LA CARTOLINA
 
Di: Augusto Frasca
 
Tentando, ore fa,
con pessimo esito,
di mettere mano
con un minimo criterio
di ordine e di catalogazione
alle file di volumi
sparsi sugli scaffali di famiglia,
il caso mi ha posto
sotto gli occhi
una delle opere letterarie fondamentali
del secolo passato,
Il processo di Franz Kafka.
 
 
Data della pubblicazione, un anno dopo la scomparsa dell’autore, il 1925, quindi cento anni esatti di vita di un’opera posta a simbolo delle ansie, meglio, delle angosce, dell’uomo a cospetto della tragica irriconoscibilità del mondo, come un’altra e celebrata opera dello scrittore boemo, UrloLa metamorfosi, o come, nelle arti figurative, l’esemplare testimonianza offerta dall’Urlo di Edvard Munch.
 
La definizione dell’anno ha aperto la curiosità a scoprire cosa altro di particolarmente significativo avesse quella lontana stagione offerto alla creatività e alla fantasia umana. Una ricerca non facile, e una successiva selezione altrettanto complessa, hanno aggiunto al lavoro iniziale le due opere utili a comporre un terzetto artistico, opinabile, e in fondo arbitrario, come ogni classificazione, e pur tuttavia condivisibile nel giudizio del prossimo per la loro assolutezza creativa. Due realizzazioni estratte, di peso, l’una dal mondo della poesia, l’altra da quella che fu definita alle sue prime apparizioni, dopo poesia, pittura, scultura, musica, danza, architettura, la settima arte: la cinematografia, sintesi di spazio e tempo.
 
Montale
Protagonisti, tra le voci poetiche più alte del secolo, con Ossi di seppia, Eugenio Montale – futuro premio Nobel della letteratura, nel 1975, quinto degli italiani dopo Giosuè Carducci, Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo – e Sergej Ejzenštein, con la Corazzata Potëmkin.
Nel 1958, all’Esposizione Universale di Bruxelles, 119 critici internazionali assegnarono alla pellicola del regista e sceneggiatore sovietico il primo posto nella storia della cinematografia mondiale.
Per la curiosità degli affezionati alla Cartolina, ricordiamo nome e cognome delle pellicole classificate nell’occasione al secondo e terzo posto, La febbre dell’oro di Charlie Chaplin e Ladri di biciclette di Vittorio De Sica.
Villaggio
 
Quanto alla Corazzata, in anni più recenti ne ravvivò la celebrità dalle nostre parti, con un’espressione provocatamente dissacratoria, Paolo Villaggio.
 
E spiace tutto sommato sottolineare, con sbigottimento, come, sempre dalle nostre parti, la conoscenza della pellicola sia ferma, nella mente dei più, allo spericolato giudizio del geniale comico ligure.
 
 
 

Alcol e cancro

 
Salute e Vino
 
LO STUDIO
 
L’alcol
è riconosciuto
come sostanza cancerogena
dagli anni ’50
del secolo scorso,
anche se bere
una quantità giornaliera
moderata di alcol
non sembra essere pericoloso.

 

Di: Alessandro Comandone

      Sc Oncologia ASL città di Torino. Accademia di Medicina Torino

      Tiziana Comandone

     Farmacia Ospedaliera Ospedale Mauriziano Torino

 
RIASSUNTO
 L’alcol è riconosciuto come sostanza cancerogena dagli anni ’50 del secolo scorso. L’azione può essere di cancerogeno diretto non come alcol etilico, ma come metaboliti di primo e secondo livello quali acetaldeide e acetato.
Ma esistono anche azioni indirette mediate dal sinergismo con altri cancerogeni (benzopireni presenti nei cibi, catrami e prodotti della combustione del fumo di sigaretta) che vengono sciolti dall’alcol penetrando nei tessuti bersaglio. Ancora diversa è l’azione legata alla trasformazione del microbiota intestinale da alcol con predisposizione ai tumori del colon o alla iperproduzione di estrogeni ectopici per aumento dell’attività dell’aromatasi, responsabili di tumori della mammella.Alcol danni
L’epidemiologia dei tumori da alcol è dunque molto ampia: coinvolge gli organi digestivi alti (cavità orale, orofaringe, ipofaringe, laringe) l’esofago cervicale e toracico, il fegato (in associazione a epatiti da virus o da aflatossine), il pancreas e la mammella.
La cancerogenicità da alcol è legata al profilo clinico e genetico del paziente, alla dose quotidiana di alcol assunto, dagli anni di assunzione e dalla concentrazione alcolica delle bevande normalmente assunte. Seguendo le indicazioni dell’OMS bere una quantità giornaliera moderata di alcol (125 cc di bevanda è equivalente a 30 g/die) non sembra essere pericoloso. Vanno invece evitati gli eccessi e gli abusi.
 
ABSTRACT
Alcohol is well known cancerogenic agent, not as a direct agent (ethylic alcohol is not carcinogenic) but as a metabolic derivate (acetaldehyde and acetate). Many different actions are recognised: synergism of alcohol with cigarette smoking products as benzopyrene; the interaction with procancerogenic agents in foods as aphlatoxins, increased action of hepatitis viruses, augmented production of estrogens from the aromatase producing tissues. Many cancers are related to alcohol consumption: head and neck cancers, oesophageal tumours, liver and pancreatic carcinomas, breast cancer. Alcohol can determine cancers promotion in reason of the daily dose, the alcohol concentration, the years of drinking. A daily quantity of 30g is accepted by WHO as normal diet introduction in an adulthood without comorbidities.
 
INTRODUZIONE
Dagli anni 1950 è stato riconosciuto un rapporto causale tra consumo di alcol e cancro. Gli organi più predisposti a una trasformazione oncologica dopo consumo eccessivo di alcol sono la cavità orale, il faringe, l’esofago, il fegato, il colon retto e le mammelle. (1,2)
Alcol  FumoPurtroppo, l’importanza dell’alcol come cancerogeno è sottostimata, anche se, sin dal primo storico studio di Doll e Peto (1) l’alcol è stato identificato come uno dei più importanti cancerogeni dopo il fumo di tabacco, le infezioni croniche e il sovrappeso. Dopo le aflatossine, l’alcol è il fattore assunto con l’alimentazione maggiormente responsabile per tumori umani. (3, 4)
In questo nostro articolo cercheremo di spiegare l’eziopatogenesi dei tumori secondari all’uso dell’alcol e descriveremo i tumori più comunemente correlati all’impiego degli alcolici. (1, 2, 3, 4)

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Jannik Sinner Re di Melbourne, due volte. E king di New York, una.

Sinner US Open

 
IL PERSONAGGIO
 
 
Tre slam fra il 2024 e il 2025,
con il su e giù dal carro
in balia dei trionfi e
dei bollettini vampireschi
degli addetti ai lavori (e ai livori),
perché l’italiano medio,
per natura, a un buon sospetto
brinda sempre a champagne.
 
 
 
Li adora fin dall’epoca del divo Giulio Andreotti
e del suo «a pensar male si fa peccato,
ma spesso si indovina». 
 
Di: Roberto Beccantini
 
Jannik Sinner. Ci mancavano solo la pomata al Clostebol, le ombre di doping e il «rovescio» della Wada, tre mesi di squalifica «patteggiata» e più non dimandare. Dopo Insalatiera Davisl’anca, che sembrava il problema più serio, i giramenti di testa, i virus vaganti e seccanti, la tonsillite olimpica. Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, mi rifugio, «sum ergo dubito», nel nocciolo della confessione: «a mia insaputa», tra doppia positività, avvocati londinesi super-pagati, mesi di silenzi omertosi, innocenza certificata da luminari del ramo ma non da Nick Kyrgios, leader dell’opposizione. 
Sto scrivendo di un fenomeno e, per fortuna di noi inesperti, i fenomeni non sono facili da spogliare neppure per gli esperti. È un italiano di confine, nato il 16 agosto 2001 a Sesto Pusteria, in provincia di Bolzano, Trentino-Alto Adige, là dove il tedesco è, come minimo, «lingua matrigna». Una nuvola rossa che ci ha reso familiari cemento, erba e terra; Australian, Us open e Atp Finals di Torino a parte, ha contribuito a riportare in patria, dopo 47 anni, la Coppa Davis (2023, 2024). È il numero uno del ranking mondiale.
 
Pel di carota è già famoso per quello che ha vinto, popolare per come lo fa, misterioso per come evade dal carcere dei limiti pur di farloLe carote («Una fragilità su cui riflettere, e se possibile da eliminare; firmato, Stefano Semeraro, da «La Stampa» del 25 luglio 24, un «secolo» fa). Appartiene alla schiatta degli Eletti - Federica Pellegrini, Valentino Rossi, Alberto Tomba, Gianmarco Tamberi - che abbiamo adottato di successo in successo, felici di venirne travolti. «Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi», ammonì Bertolt Brecht. Però, detto e scritto fra di noi, se ogni tanto ce ne capita uno, evviva: sarà adottato e vezzeggiato.
Non è uno «sborrone» alla Tomba, alla Vale o alla Gimbo, ha rinunciato al festival di Sanremo, ha cambiato allenatore (da Riccardo Piatti alla coppia Simone Vagnozzi-Darren Cahill), passaggio delicato, doloroso e cruciale. Ricorda la migrazione di Pietro Paolo Mennea da Franco Mascolo a Carlo Vittori, dal collegio di Barletta al penitenziario di Formia.
 
La sfida«Ma d’altro canto, cos’è il talento se non equilibrio sul bordo dell’impossibile?» si chiedeva Norman Mailer ne «La sfida» (Einaudi, 2012), il libro dedicato al match del 30 ottobre 1974 tra Muhammad Ali e George Foreman, il celeberrimo «rumble in the jungle». Certo, il talento. A patto di coccolarlo come un bebè, di annaffiarlo come una pianta. Rudolf Nureyev non ha mai avuto dubbi: «Se non mi alleno un giorno, me ne accorgo io; se non mi alleno per un mese, ve ne accorgete voi». Ecco. Davanti a Sinner, c’è l’adrenalina. Dietro, la noia di ripetere, sempre e comunque, gli stessi gesti. Poteva diventare sciatore ma, a parità di solitudine, soffriva la mancanza fisica dell’avversario, nascosto dietro l’ombra di un cronometro. Nel tennis il rivale c’è, e come, e allora tennis sia, per quanto lo abbiano definito, non a torto, lo «sport del diavolo»: nel giro di un’oretta scarsa puoi risalire da uno 0-6 o precipitare da un 6-0.

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Donazione degli organi: un dono reciproco

Calendario
  
 
IL GIORNO 
 
 
L'11 Aprile 2025 è stata
la giornata nazionale
per la donazione
degli organi e dei tessuti.
La possibilità
di un ultimo
gesto d'amore gratuito
  
 
 
 
 
Di: Ferdinando Garetto
   
Fonte:
Logo Citta Nuova
L’11 Aprile 2025 è stata la Giornata nazionale per la donazione degli organi e dei tessuti. Ampio rilievo è stato dato al messaggio di questa giornata nel Giubileo dei malati e degli operatori sanitari che ha avuto il suo momento culminante la scorsa settimana. Anche in molti hospice, in cui è possibile la donazione delle cornee, è una giornata speciale, per l’importanza di questo tema nel compimento di un percorso di cura.
 
Scatola organoRacconta l’amico Matteo Beretta, direttore della S.C. Cure Palliative ASST Brianza/Hospice Giussano: “Mi è capitato non raramente di osservare come, con il dono delle cornee, qualche difficile rapporto familiare venisse a ricomporsi in un’altra dimensione: quella della riconciliazione”.
Tanti i racconti: “mio padre e io non andavamo d’accordo, ma il pensare che qualcuno possa tornare a vedere il mondo con i suoi occhi, me lo rende più vicino”; “non sono mai andato d’accordo con mio fratello, ma perlomeno tutti e due abbiamo concordato che la donazione delle cornee di mia madre avrebbe fatto del bene a qualcuno, e lei continuerà a vedere”. “Dal dono, che diventa iper-dono, scaturisce allora il per-dono, cioè un dono che va oltre”, afferma Beretta. Questa è anche la nostra esperienza di donazione delle cornee nell’hospice Cottolengo di Chieri. Il percorso di formazione dell’équipe e i primi prelievi sono stati nell’estate del 2023, pochi mesi dopo l’apertura dell’hospice; a oggi le donazioni sono state circa un centinaio e il numero cresce di mese in mese. Il rapporto con la Rete Regionale donazioni e trapianti è solido e collaborativo, testimonianza di valori condivisi nella società civile nel lavoro di ogni giorno.
 Sala Operatoria
La donazione nasce da un percorso “virtuoso”, dal riconoscimento delle caratteristiche della persona: spesso è nel dialogo stesso con il paziente che emergono pensieri come: “vorrei poter fare ancora di utile… vorrei poter dare ancora qualcosa”, temi che riguardano la domanda “che cosa è importante?”.  Non sono stati rari i casi in cui il consenso è stato dato direttamente dal paziente o in cui è stato possibile risalire a un’antecedente volontà donativa, rispetto alla quale sentiamo il dovere etico di fare di tutto per rispettarla.
È abbastanza naturale che l’atteggiamento del donatore emerga nell’ambito di colloqui più ampi di accompagnamento e supporto alla famiglia nell’avvicinamento consapevole al distacco. Talora la proposta viene colta con sorpresa, più frequentemente con una commovente gratitudine, più raramente la risposta è negativa, in genere per il timore di non conoscere a fondo la volontà del defunto più che per un vero dissenso: quasi mai, finora, abbiamo colto disagio o percezione di inopportunità della proposta. La durata dell’assistenza (da poche ore ad alcuni mesi) non fa una grande differenza: contano di più l’intensità e la profondità delle relazioni.
 
Per concludere, riportiamo alcune righe che avevamo scritto il 12 luglio del 2023 nell’emozione della prima donazione: in un clima di sacralità e bellezza che si rinnova ogni volta. “…Nei Cuore su sabbiamomenti sacri delle ultime ore, nel clima così intimo della vicinanza di due figlie che si preparano al distacco dalla mamma che sta concludendo la vita serenamente e senza dolore, la proposta nasce spontanea: “Vi sembra che la mamma sarebbe contenta di un ultimo dono?”.
Negli occhi commossi e grati leggiamo già la risposta, di adesione alla donazione delle cornee. Tutto a questo punto si muove come una danza, ci sono procedure da seguire, subito dopo il decesso, ma nulla interferisce con il commiato, il silenzioso rispetto del dolore del distacco, l’abbraccio.
 
È tangibile la percezione che questa inaspettata occasione diventi nel dolore una fonte di serenità e persino di una dolce gioia profonda. Per noi, l’emozione di un momento condiviso da tutta l’équipe, fra sguardi commossi, poche parole e la sacralità delle procedure “tecniche”. La prima donazione di cornee nel nostro hospice. La conferma di quanto questo gesto di generosità possa davvero essere uno dei modi in cui la vita in hospice trova il suo più autentico compimento nella dimensione del dono...”. 
 

 

"Caregiver in Oncologia" Aspetti pratici dell'assistenza al paziente oncologico

Manuale Caregiver Ed25 R
 
 
L'AGGIORNAMENTO

Sono più di tre milioni in Italia.
Qualcuno li chiama
“il popolo degli invisibili”.
Eppure ci sono!
Ogni giorno si prendono cura
dei propri familiari,
di un amico, di un’amica.
Con termine anglosassone  
li chiamiamo CAREGIVER,
ma detta all’italiana
sono coloro
che ti “accompagnano
nel percorso di cura”.
Sono quelli che si prendono cura.
 
 
 
IL MANUALE DEL CAREGIVER
 
Edizione 2025
è stato realizzato da
ROPI - Rete Oncologica Pazienti Italia
GITR - Gruppo Italiano Tumori Rari
Fondazione AMOP - Piacenza
 
 Logo Ropi 
2020LogoGITRPiccLogo AMOP Pic
 

A cura di:

Luigi Cavanna, Alessandro Comandone, Stefania Gori, Fabrizio Nicolis
 
Le nuove diagnosi di cancro aumentano ogni anno e aumentano ogni anno i numeri di coloro che vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore: sono ormai in Italia circa 4 milioni. Queste persone sono assistite da un caregiver: un familiare, un amico.

Ma cosa devono sapere i caregiver che assistono un paziente oncologico? Cosa devono fare? Come devono comportarsi di fronte ai vari sintomi che un paziente può presentare?

Questo Manuale, molto pratico, vuole rispondere alle tante domande che ogni caregiver si pone, per migliorare l’assistenza che i caregiver possono offrire alle persone malate di cancro, ma anche per stare vicino ai caregiver, che con altruismo, amore e passione svolgono un lavoro importante e insostituibile nella quotidianità di questa malattia.
 
 

Torino - 2nd Meeting Onconephrology

 
2nd ONCONEPHROLOGY 2025
        
       
LA SFIDA
              
Per la seconda volta
si ritrovano a Torino
Oncologi e Nefrologi,
consapevoli che
le terapie oncologiche
presentano effetti collaterali.
 
Quelli renali sono
di particolare rilevanza
poiché possono condizionare
l’efficacia terapeutica
del farmaco
e aumentare
il rischio di mortalità.
  
     
 Org Loghi
Il Secondo Meeting
 
"Onconephrology:
the new challenge for nephrologists and oncologists"
 
si svolge a Torino nei giorni
11 e 12 Aprile 2025
 
nell'Aula Darwin,
 presso il 
Dipartimento di Biotecnologie
Biotecnologie A
Università degli Studi di Torino
Via Nizza, 52 - Torino
 
 PRESIDENTI DEL CONGRESSO
Roberta Fenoglio
Alessandro Comandone
Dario Roccatello
 
COMITATO SCIENTIFICO
Antonella Boglione
Simone Cortazzi
Savino Sciascia
Federica Vana
Patrocinanti Loghi

 

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

E PROVIDER ECM n. 804

Selene Logo
2nd ONCONEPHROLOGY 2025
 

 

Sul settimanale "Il Risveglio" due interviste al nostro Direttore Alessandro Comandone

Foto Comandone
  
 LE INTERVISTE
  
Il Prof. Comandone
ha  offerto la sua disponibilità
per fare il punto
sul vasto mondo dei tumori
a cui dedica da sempre
la sua attività professionale.
 
PrimaPagina ringrazia
la testata Il Risveglio
che le ha permesso
di allargare la platea dei lettori
per far conoscere i concetti
espressi dal Dottor Comandone.
 
 
                                                                                                                                               
Interviste del Dott. Gino Carnazza al Prof. Alessandro Comandone
 

1a ParteLogo Il Risveglio

La Lotta contro i Tumori:

parla l’Esperto

 
P1 17 10 24 Il Risveglio WNegli ultimi anni, la lotta contro i tumori ha fatto passi da gigante, trasformandosi da una sfida quasi insormontabile a una battaglia sempre più affrontabile grazie ai progressi della ricerca scientifica e alle innovazioni terapeutiche.
 
Oggi, le tecnologie avanzate e le nuove terapie, tra cui l’immunoterapia e la medicina personalizzata, stanno aprendo scenari impensabili solo pochi anni fa. Tuttavia, nonostante i successi, la strada è ancora lunga, e ogni giorno Medici e Ricercatori lavorano con grande impegno per affrontare nuove sfide.
Per comprendere meglio lo stato attuale dell’oncologia e le prospettive future, questa intervista con il Professor Alessandro Comandone, una delle voci più autorevoli nel campo.
In questa conversazione, il Professore ci ha parlato dello stato dell’arte nell’oncologia, dell’importanza della diagnosi precoce e delle terapie innovative.
Per fornire un più completo quadro della situazione e rendere merito al nostro Ospite abbiamo deciso di dedicare due articoli a questo importante tema e quindi a questo nostro primo articolo ne seguirà un altro.
 

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Torino inventa, Milano acchiappa

Cinghiale

 
 IL QUADRETTO
 
Di: Gianni Romeo
 
Si è riaperta a Torino
la stagione della caccia.
Non la caccia alla volpe
di stampo britannico 
che sembra un film, 
i cacciatori tutti tirati a lucido
con le giacchette rosse...
 
ben altro!!!

FertSi è riaperta a Torino la stagione della caccia. Non la caccia alla volpe di stampo britannico che sembra un film, i cacciatori tutti tirati a lucido con le giacchette rosse in groppa a cavalli ben indottrinati sulla parte, i cani scatenati a scovare la preda, si gioca 20 contro una ma i cacciatori recitano la parte di chi sta impegnandosi in un’impresa problematica. La povera volpe lo sa, è destinata a soccombere. Non è nemmeno la caccia alla pernice bianca o a un leprotto o magari al cinghiale, questo parente prossimo del maiale che sta un po’ esagerando a riprodursi e combinaSamia 55 parecchi disastri alle culture, per cui quando lo ammazzano sono (quasi) tutti contenti, quelli che lo impallinano e quelli che poi se le mangiano in tavola con la polenta e un buon bicchiere di barbera.

La caccia a Torino, il cacciatore è Milano tanto per precisare, si era iniziata nel lontanissimo dopoguerra. Prima di parlare dell’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche merita un cenno e forse più la Fert di corso Lombardia nata nel 1919, Fiori Enrico Roma Torino, da lì l’acronimo, film d’epoca senza il sonoro, poi assorbita da Cinecittà. Ma ecco nel 1927 proprio nella città sabauda con una sede di fortuna in via Bertola, poi in via Arsenale, si era sviluppato rapidamente il magico fenomeno della radio che allargava presto antenne e tentacoli in tutta Italia, da Trieste a Palermo attraverso Milano e Roma. E il cacciatore Milano, alla fine era riuscito a catturare la preda nel frattempo diventata Rai, Radio Audizioni Italiane pur dovendo accontentarsi poi di spartire la torta con Roma.

Francobollo AutoMa a Torino ci sono teste con il cervello fine nella prima metà del Novecento e che fanno? Dopo aver dato orecchie e voce agli italiani decidono anche di vestirli, soprattutto di vestire le lor signore e s’inventano il Salone della Moda. Nasce così nel 1935 l’Ente Nazionale della Moda che poi verrà battezzato nel 1950 Samia, dopo i lunghi tormenti della seconda guerra mondiale. Il Salone della Moda Italiana avrà la sua casa a disposizione al Valentino con Palazzo Esposizioni. Per quasi trent’anni Torino diventa il centro vitale dell’abbigliamento e si batte con onore con Parigi. E anche qui Milano cacciatore catturerà la preda. Ma non imprigionerà la fantasia dei torinesi.  

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Prevenire è...Curare

 
Prevenzione
 
L'IMPORTANZA
 
La prevenzione è un tema
gradualmente più conosciuto
dalla popolazione generale,
grazie agli sforzi profusi
dai professionisti della Sanità
per promuoverne la diffusione
e il riconoscimento delle sue funzioni.
 
 

Di: F. Carpignano - M. Guglielmino - M. Molinero - S. Villa - M. Gonella

 
Con il termine “prevenzione” si fa riferimento a tutto ciò che concorre a ridurre l'insorgenza di malattie o devianze comportamentali; la profilassi è la forma di prevenzione rivolta alle malattie organiche, mentre la psicoprofilassi è volta a prevenire l'insorgenza di comportamenti pericolosi per la salute, quali l'eccessivo uso di alcol o l'assunzione di droghe, attraverso interventi di formazione e/o divulgazione scientifica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità distingue tre livelli di prevenzione che possono essere rivolti allaCoppia in Bicicletta popolazione, all'ambiente in cui le persone vivono o lavorano: la prevenzione primaria, volta a evitare, per quanto possibile, l'insorgenza della malattia; quella secondaria, che ha lo scopo di effettuare una diagnosi precoce di una malattia già in corso; infine, quella terziaria, che cerca di moderare gli effetti di una patologia già in corso e di prevenire ulteriori peggioramenti. 
Nel 2019 l’OMS ha diffuso una ricerca che individua il cancro come principale causa di morte nella popolazione con età inferiore ai 70 anni in 112 dei 183 paesi del mondo, con una stima in Italia di ben 377.000 nuove diagnosi di tumore all'anno, con un trend che non sembra accennare a diminuire. 
Il cancro non colpisce solamente gli adulti o gli anziani: secondo recenti dati del Global Burden of Disease, nel 2019 sono stati riscontrati circa 1.335.100 nuovi casi di tumore in età adolescenziale e 397.583 decessi ascrivibili alla malattia. Le tipologie di cancro maggiormente sviluppate durante l’adolescenza comprendono i sarcomi dell’osso, il tumore del testicolo e dell’ovaio e il linfoma di Hodgkin. Nonostante la patologia oncologica presenti ancora un elevato tasso di mortalità (Islami et al., 2014), il fatto che il 42% dei casi di tumore diagnosticati sia correlato a fattori di rischio potenzialmente modificabili, rende di fondamentale importanza l’implementazione di interventi di prevenzione per lo sviluppo di tali patologie (Ibidem).
Sigarette pugnoTra i fattori di rischio che predispongono allo sviluppo della malattia neoplastica compaiono: il fumo di sigaretta attivo e passivo, il sovrappeso, un consumo eccessivo di alcol e/o carne rossa, un basso consumo di frutta e verdura, la mancanza di attività fisica, l'esposizione prolungata ai raggi ultravioletti e l'infezione da alcuni virus come l'HIV o il Papilloma Virus.
Si tratta di fattori di rischio modificabili, sui quali si può intervenire grazie ad attività che rientrano nella prevenzione oncologica quali la promozione di percorsi di aiuto per la cessazione dell’abitudine al fumo e il rinforzo dell’utilizzo di campagne pubblicitarie che evidenzino i rischi del fumo sulla salute.
Si stima che riducendo l'abitudine al fumo, aumentando l'attività fisica e adottando una dieta ben bilanciata, si potrebbero prevenire circa il 40% delle diagnosi di tumore e, di conseguenza, le morti correlate. Gli epidemiologi Carlo La Vecchia ed Eva Negri hanno stimato che, dal 1989 ad oggi, nell'Unione Europea sono state evitate quasi 6 milioni di morti per cancro grazie a una maggiore adesione alle campagne di screening, alla crescente adozione di comportamenti salutari, all’aderenza alle terapie e i relativi progressi (Malavezzi et al., 2023).

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