Anche l'immigrazione dovrà pagare dazio?
LO SCENARIO
La caotica situazione
dei mercati
provocata dalla cosiddetta
‘’guerra dei dazi‘’
rappresenta un evento
di portata storica…
Di: Luigi Giovannini
Non vi è dubbio alcuno che la caotica situazione dei mercati provocata dalla cosiddetta ‘’guerra dei dazi‘’ rappresenti, per la sua dimensione planetaria e per l’enormità dell’impatto economico in gioco, un evento di portata storica anche per la grande difficoltà di definirne i contorni, le finalità e soprattutto gli sviluppi.
La gran parte degli analisti (politologi, economisti, esperti di relazioni internazionali, ecc.) infatti sono d’accordo nel dire… anzi nel non dire: la situazione appare talmente
complessa, contraddittoria nelle premesse e nelle possibili conseguenze, sorprendente nei continui cambiamenti delle variabili in gioco da rendere azzardato, per non dire impossibile, qualsiasi tentativo di abbozzare uno scenario evolutivo, fatta eccezione per lo sconvolgimento del commercio internazionale e delle regole che ne hanno garantito lo sviluppo ed il progresso negli ultimi 50 anni.

La cosiddetta ‘’globalizzazione’’, sviluppatasi a partire dagli anni Novanta, di certo cambierà faccia e contestualmente subiranno pesanti variazioni i fattori che ne hanno caratterizzato lo sviluppo ed in particolare il contributo dato alla riduzione della povertà e della fame nel mondo. Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi il numero di persone che vive in condizioni di povertà estrema (con meno di 2 dollari di disponibilità giornaliera) è diminuita drasticamente: dal 42% della popolazione mondiale a meno del 10%, pur tenendo conto della crescita demografica. Questo andamento è stato fortemente alimentato dalla crescita economica di due grandi
paesi come Cina e India, che in pochi decenni hanno fatto uscire dalla povertà milioni di persone. In Cina, diventata grazie alla progressiva liberalizzazione del commercio internazionale la ‘’fabbrica del mondo”, si stima che la quota di popolazione che viveva con meno di due dollari al giorno sia passata dal 91% degli anni Ottanta all’uno per cento dei giorni nostri.

In India la riduzione della povertà ha avuto un andamento analogamente positivo: dal 63% al 10%. Al contrario nei Paesi dell’Africa subsahariana, che hanno beneficiato solo marginalmente della liberalizzazione del commercio internazionale, la situazione è rimasta purtroppo sostanzialmente invariata negli ultimi trenta/quarant’anni con circa il 40% della popolazione che vive ancora con meno di due dollari al giorno.

Insomma si profila quello che si può definire una ‘’tempesta perfetta’’, che rischia di rendere ancora più stridenti le contraddizioni socio-politiche legate alla gestione dei flussi, e di ingigantire la percezione dei problemi a discapito delle opportunità che il fenomeno migratorio comporta. Non solo gli immigrati permanenti ma anche il flusso dei migranti temporanei e dei richiedenti asilo, alimentato dai conflitti in corso, è salito significativamente alimentando preoccupazioni diffuse a livello sociale nei paesi di arrivo, tali da occupare i primi posti nei programmi elettorali, come successo nelle elezioni presidenziali in USA, dove secondo l’American Community Survey (ACS) i rimpatri in futuro
potrebbero colpire fino a 11 milioni di persone. E questo nonostante sia considerato positivo nei paesi OCSE l’impatto dell’immigrazione sia per compensare il calo demografico, sia generalmente sul mercato del lavoro, dal momento che gli immigrati hanno alti tassi di occupazione e cresce la proporzione degli immigrati che svolgono lavori autonomi e attività imprenditoriali, vivacizzando cosi l’economia e favorendo il processo di integrazione.

Nonostante questo la gestione dell’immigrazione è gestita con criteri sempre più selettivi e restrittivi e molti paesi continuano a restringere lai legislazione per la concessione dell’asilo politico. E con la guerra dei dazi commerciali in atto il futuro dell’immigrazione si presenta ancora più incerto, nella speranza che alla fine essa non si traduca in un pesante dazio per chi, emigrando, cerca disperatamente e legittimamente un futuro migliore o almeno di fuggire da situazioni drammatiche.
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