"Venghino venghino", tutti a curiosare nel mercato del calcio!!!

Il Mercato è silicone,
è adrenalina.
Combatte la noia.
Disarma le suocere.
Scatena guerricciole da cortile...
Di: Roberto Beccantini
Il mercato è il viagra dei tifosi: inturgidisce i sogni, gonfia il petto delle ambizioni estive sotto gli ombrelloni o sopra le baite. È silicone, è adrenalina. Combatte la noia. Disarma le suocere. Scatena guerricciole da cortile.
Era il 15 dicembre del 1995, quando la sentenza Bosman affrancò i giocatori dalle pastoie della burocrazia: liberi tutti, a fine contratto. Senza se e senza ma. E così la «fine», e non più il fine, giustificò i mezzi.Cresce, a dismisura, la differenza tra la gente e l’agente, visto il potere che hanno preso i procuratori, stretti o larghi, famigli o famigliari. Una calamità: non tutti, per fortuna. Dall’archivio di «Fair Play», la trasmissione televisiva che conduceva Rino Tommasi, spunta, improvviso, il faccione di Romeo Anconetani, gran mediator dei mediator di Omero, padre-padrone del Pisa all’epoca della Provincia felix. Nostalgia canaglia.
Il mercato. È mobile, i cavilli lo tengono in vita comunque e dovunque, il suo cuore pulsa sempre: e se il suono pare falso, chi se ne frega. Una volta no: una volta il campionato decollava, implacabilmente, a stalle chiuse, con la finestra autunnale unica variabile. Si bivaccava e fornicava all’hotel Gallia di Milano. Un tempio, più che un teatro. Attorno ai suoi corridoi e ai suoi stucchi nascevano e si propagavano saghe.
Una riguarda Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo. Si narra che gli affari più scabrosi li discutesse immerso nella vasca da bagno della camera. Nudo alla meta. Il suo tragico suicidio ispirò «Vecchio frack» a Domenico Modugno.
Una riguarda Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo. Si narra che gli affari più scabrosi li discutesse immerso nella vasca da bagno della camera. Nudo alla meta. Il suo tragico suicidio ispirò «Vecchio frack» a Domenico Modugno.E le fatidiche-famigerate buste? Nel 1971, il Lanerossi Vicenza valutò la metà di Paride Tumburus non più di 175 lire. Tumburus, stopper di ruolo e, nel 1964, campione d’Italia con il Bologna di Fulvio Bernardini. Sempre il Vicenza, nel 1978, strappò Paolo Rossi alla Juventus con 2 miliardi e 600 milioni (per il 50%). I duellanti erano Giussy Farina e Giampiero Boniperti: cime tempestose.
Nella pancia del terzo millennio, le rose di tutte le squadre di tutto il mondo «appartengono» a sette società: Real Madrid, Paris Saint-Germain (o Saint-Qatar, dallo Stato che lo sovvenziona), Liverpool, Manchester City, Manchester United, Bayern, Newcastle, con i rubinetti d’Arabia a gocciolare fior di quattrini, come i 68 milioni che l'Al-Qadsiah ha girato all’Atalanta per Mateo Retegui, capocannoniere dell’ultimo campionato (25 gol). I 55 che il City degli Emirati ha versato al Milan per il ventisettenne Tijjani Reijnders ci possono stare, ma vogliamo parlare dei 40 con cui il «saudita» Newcastle si è preso - sempre dal Milan - Malick Thiaw, un difensore tedesco nemmeno titolare?
I 33 anni che, nell’estate del 2018, accompagnarono l’epifania juventina di Cristiano Ronaldo, suscitando non lievi stupori, e non marginali riflessi, sfumano in coda ai 34 di Kevin De Bruyne, da Pep Guardiola ad Antonio Conte, ai 39 di Edin Dzeko, badante di Moise Kean a Firenze, e ai 40 che Luka Modric, sedotto dai piani assistenziali di Massimiliano Allegri, compirà il 9 settembre.Tanto per fissare confini e agitare paragoni: non ne aveva ancora 24, Diego Armando Maradona, allorché, nel luglio del 1984, si presentò, palleggiante, al popolo di Napoli.
Chi molto investe è il Como indonesiano degli Hartono, già a quota 390 milioni, a conferma che le favole non nascono solo dalla penna degli autori. Siamo lontani dai forzieri e dalle forzature della Premier inglese, là dove il Liverpool di Arne Slot detta legge e non sa cosa farsene di Federico Chiesa, colui che
Luciano Spalletti aveva innalzato al rango di Jannik Sinner della Nazionale. A gennaio, il Napoli vendette Khvicha Kvaratskhelia al Paris per 75 milioni e ci guadagnarono tutti: Aurelio De Laurentiis, con il secondo scudetto in tre stagioni; Luis Enrique, con la prima Champions del club. E adesso, au revoir Gigio Donnarumma, il miglior portiere in circolazione. Perché sì: i piedi, in passato necessari, oggi sono diventati obbligatori. Specialmente se non si rinnova il patto, in scadenza nel 2026, alle condizioni dei padroni di Doha. Di bandiere, ormai, non sventola che il drappo di Domenico Berardi a Sassuolo.
Luciano Spalletti aveva innalzato al rango di Jannik Sinner della Nazionale. A gennaio, il Napoli vendette Khvicha Kvaratskhelia al Paris per 75 milioni e ci guadagnarono tutti: Aurelio De Laurentiis, con il secondo scudetto in tre stagioni; Luis Enrique, con la prima Champions del club. E adesso, au revoir Gigio Donnarumma, il miglior portiere in circolazione. Perché sì: i piedi, in passato necessari, oggi sono diventati obbligatori. Specialmente se non si rinnova il patto, in scadenza nel 2026, alle condizioni dei padroni di Doha. Di bandiere, ormai, non sventola che il drappo di Domenico Berardi a Sassuolo.Sono i pennoni a cambiare di continuo. Griglie e pronostici risentono, così, di acquisti e cessioni che li influenzano sino a sabotarli. Francesco Camarda, classe 2008, dal Milan al Lecce è l’ennesimo segno. Non del destino, però.
Damien Comolli ha portato «in» Juventus il metodo dell’algoritmo e del money-ball (voce dal fondo: “poco money, molto ball”). Ma siamo sempre lì: dal «Manca l’amalgama»? Compriamola!» di Angelo Massimino, mitico e ruspante patron del Catania, alle sofisticate cyberanalisi della Continassa il mercato rimane locura e tortura.Dalle Idi di Di Marzio (Gianluca) alle pugnalate che i Bruti delle redazioni infliggono al «dato è tratto» di noi Cesari in attesa perenne di un Rubicone possibilmente da guadare e non riscattare.





















