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In Punta di Penna - Il cibo del futuro... forse

Tacos insetti
 
L'IPOTESI
 
Si cerca di lanciare
nei Paesi Occidentali
l’alimentazione
a base di insetti.
 
Cavallette in tavola,
il signore è servito.
Pro e contro in oncologia
per il cibo del futuro.
 
Di: Michele Fenu
 
Nell’800 si scatenò la corsa all’oro, in seguito quella all’oro nero, ossia il petrolio, adesso è il momento del cibo del futuro. La popolazione mondiale cresce di anno in anno (per fine secolo si parla di 11 miliardi di persone, Trump, Kim e nucleare permettendo), l’inquinamento aleggia su di noi, il 75% della superficie mondiale è destinato all’agricoltura e l’80% dell’acqua è impiegato nell’allevamento di bovini, ovini e suini.
Un disastro? Non esageriamo, il rimedio è sotto il nostro naso e si traduce nell’incitamento a estendere ai paesi occidentali il tipo di cibo usato da secoli in Africa, Sud America, Asia: gli insetti. E già, perché sotto la spinta di ragioni nobili e di non confessati interessi industriali e commerciali, a diete come quelle vegetariana e vegana si dovrebbe aggiungere l’entomofagia, appunto la scelta di nutrirsi di cavallette, locuste, formiche, termiti, grilli e compagnia.
La Fao sta spingendo un programma in materia (Edible Insects) per contenere gli effetti dell’emissione dei gas-serra visto che quelli legati all’allevamento  degli insetti risultano assai contenuti. La legislazione europea e quella italiana sono ondeggianti, si varia da Paese a Paese (Francia e Germania hanno via libera nella produzione, trasformazione e commercializzazione. Quest’anno, tra molte incertezze, sarà operativa la normativa europea.
La legislazione europea e quella italiana sono ondeggianti, si varia da Paese a Paese (Francia e Germania hanno via libera nella produzione, trasformazione e commercializzazione. Quest’anno, tra molte incertezze, sarà operativa la normativa europea.
Spiedini
A questo punto la situazione si complica in termini generali e specifici, nel primo caso collegati ai gusti, alle abitudini e alle tradizioni anche familiari e territoriali di noi europei, nel secondo a chi intende seguire sentieri ben noti nel campo della prevenzione anti cancro o già soffre di una qualche forma di neoplasia e ha l’esigenza di fronteggiare taluni effetti collaterali di una terapia oncologica.
Magari l’appetito è scarso, c’è una alterazione dei sapori, spunta la nausea. E dato per scontato che gli animaletti finiti nel piatto non abbiano alcuna controindicazione, il mangiarli diventa comunque difficile.
Va tenuto conto della componente psicologica che accompagna il nostro desinare. In un mondo dove milioni di persone soffrono la fame, la cucina è diventata un tempio e i cuochi una sorta di idoli chiamati a diventare anche stelle della tivù. Piatti originali, piatti raffinati, ricette sofisticate. Ma non c’è soltanto la ricerca di una alimentazione di alta classe, il palato di chi sta bene viene stimolato dall’aspetto, dal profumo, dalla consistenza del cibo.
Se le cavallette e socie invaderanno le nostre tavole, seguendo le tracce delle loro antenate protagonistenella Bibbia di una delle sette piaghe d’Egitto, come se la caveranno i mangiatori di costate alla fiorentina e hamburger, gli adoratori del fassone e del bollito? È chiaro che per mantenersi in forma occorre misurare le proprie risorse, non eccedere, evitare i peccati di gola: ma non invidio i miei nipoti se fra qualche anno dovranno gustare un delizioso piattino di formiche. O un panettone di farina di baco da seta.
Sta capitando in una certa misura quanto avviene per l’automobile. Inquinamento, consumi, sicurezza stanno trasformando un oggetto nato per garantire libertà di movimento e indipendenza in un mezzo che si muove in modo autonomo e che praticamente si comporta da <padrone>. Ci aspetta una grande rivoluzione.
 

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