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Dall'Ottobre del 2022 GITR è
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Essere "caregiver" di un paziente oncologico anziano

Caregiver con anziano
 
LA SOFFERENZA
 

La malattia oncologica

è fonte di sofferenza

non solo per i pazienti,

ma anche per i loro familiari,

e in particolare

per i loro “caregivers”.

 

 Di: A. Faiello, C. Giraudi, S. Villa, M. Gonella

 1. INTRODUZIONE
La malattia oncologica è fonte di sofferenza non solo per i pazienti, ma anche per i loro familiari, e in particolare per i loro caregivers. Per caregiver si intende colui che si prende cura di un familiare affetto da qualche tipo di patologia, facendosi carico degli oneri assistenziali, sanitari, di comunicazione con l’équipe medica e di gestione degli spostamenti e delle necessità del paziente.
 
I pazienti oncologici possono sperimentare diverse problematiche relative ai sintomi fisici, possibile conseguenza della malattia e delle terapie, ai sintomi psicologici (ansia, depressione, paura, compromissione dell’immagine di sé), e ai cambiamenti esperiti nella vita privata e nella quotidianità (alterazioni nella sfera relazionale e sessuale, perdita di forza e fragilità generale) (Deshields et al., 2012). Allo stesso modo, la diagnosi oncologica e le problematiche da essa derivanti producono una ricaduta anche sui caregivers (Cai et al., 2021; Teixeira and Brandão, 2019), che si trovano a vivere  le problematiche del paziente oncologico “di riflesso”: queste, sommandosi alle difficoltà quotidiane legate ai compiti di  caregiving, portano, spesso, ad alti livelli di carico assistenziale (burden); circa il 62% dei  caregivers presentano i sintomi fisici e psicologici di quello che può essere definito come “high burden”, ovvero un elevato carico assistenziale (Deshields et al., 2012; Serpentini et al., 2021).
 
Caregiver e MedicoIn Italia, il carico assistenziale che pesa sulle spalle del caregiver può essere considerato ancora più gravoso rispetto a quello che si può osservare in altri Stati: infatti, fattori culturali predispongono il caregiver a occuparsi non solo dei compiti assistenziali, ma anche delle relazioni con lo staff sanitario e della scelta di quali informazioni condividere con il paziente circa la sua situazione di malattia; questi elementi, uniti alla difficoltà a prendersi cura della propria salute e al sovraccarico di informazioni fornite dall’ambiente sanitario, possono provocare elevati livelli di distress (Serpentini et al., 2021).
 
Allo stesso modo, i caregivers possono attraversare la dolorosa esperienza del lutto anticipatorio, rischiando di ritirarsi precocemente dal legame con il proprio caro, e sperimentare sintomi quali disturbi del sonno, immunosoppressione, declino cognitivo, affaticamento, dolore cronico, cambiamenti nell’appetito, ansia, depressione, emotività negativa, modificazioni in negativo delle abitudini salutari, disturbi gastrointestinali, cefalee, disturbi cardiovascolari e problematiche reattive alla morte del proprio caro, come il disturbo da lutto persistente (Cai et al., 2021; Teixeira and Brandão, 2019; Zavagli et al., 2012; Serpentini et al., 2021).Il fatto di trascurare la propria salute per dedicarsi aSonno disturbato quella del paziente, porta in molti casi a un abbassamento della qualità di vita e a una diminuzione della capacità di portare a termine attività quotidiane, la quale rappresenta uno svantaggio anche per il paziente (Serpertini et al., 2021). Inoltre, i caregivers possono riportare vissuti di ansia, rabbia, senso di ingiustizia verso la malattia, senso di colpa per il fatto di essere sani e perdita di senso di autoefficacia, emozioni che possono essere vissute come scomode e angosciose, e quindi allontanate (AIOM, 2017; Serpentini et al., 2021; Ochoa et al., 2020).
 
La ricerca dimostra che i familiari dei pazienti oncologici soffrono maggiormente rispetto ad altri tipi di caregiver di ansia e depressione, talvolta riportando livelli maggiori dei pazienti stessi; inoltre, assistere il proprio coniuge, o un altro familiare di sesso maschile con sintomi depressivi o una bassa qualità di vita, sembra aumentare il rischio di insorgenza di depressione nel caregiver (Serpentini et al., 2021; Ochoa et al., 2020; Cai et al., 2021; Adashek and Subbiah, 2020).

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Il mezzo secolo di "Amici miei"


Locandina Amici miei
 
 
LA CARTOLINA
 
Di: Augusto Frasca
 
Si dice,
ed è vero,
che per i capolavori
le stagioni non pesino
e non passino.
 
E quel film
fu e resta
un capolavoro.
 
 
 
Cinquanta anni. Esatti. Amici miei uscì nelle sale cinematografiche il giorno di Ferragosto del 1975. Si dice, ed è vero, che per i capolavori le stagioni non pesino e non passino. E quel film fu e resta un capolavoro.
Quanti avranno modo o fortuna d’imbattersi nuovamente nella pellicola, o per una visione inedita, troveranno sugli schermi un prodotto d’eccezionale freschezza. Merito degli sceneggiatori, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli, del regista, Mario Monicelli, maestro tra gli indiscussi della cosiddetta commedia all’italiana, e soprattutto di un’idea nata dall’eclettismo e dalla fantasia di Pietro Germi.Blier Noiret Tognazzi   1975
Per un debito morale, e per rispetto storico, il film venne dedicato al suo ideatore, scomparso, appena sessantenne, alla vigilia delle prime riprese dopo aver lasciato alla storia del cinema pellicole indimenticabili quali Il ferroviere, Divorzio all’italiana, Sedotta e abbandonata, Signore e signori. Gli interpreti, di prima scelta, tutti beniamini del cinema italiano e non solo: Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Duilio Del Prete, Adolfo Celi, con l’aggiunta di Philippe Noiret, Bernard Blier, nelle vesti, a seguire, di un nobile squattrinato, di un architetto innamorato, di un commerciante, di un primario clinico, di un giornalista e di un pensionato.
 
La presenza nella pellicola di due tra i più affermanti attori francesi ne garantì il successo anche oltr’Alpe. L’ambientazione iniziale era stata prevista a Bologna, ma Monicelli preferì traferirla in Toscana, a Firenze e in località circostanti, ritenendo lo spirito locale, disincantato o dissacrante secondo tempi e situazioni, più adatto all’ironia e al sarcasmo che animano i personaggi del film.
 
LGli amicia storia è semplice: quattro amici attempati, cui si aggiungerà ben presto un quinto, uniti dalla voglia di ignorare età, intralci familiari e regole sociali, preferendo abbandonarsi all’estro personale e alla burla, talora cattiva, nei confronti del prossimo, con un susseguirsi di trovate comiche sorrette dall’intelligenza del testo, dalla qualità degli interpreti e, talora marcata, da una forte vena malinconica.
 
Molte trovate della pellicola sono entrate nel gergo comune. Alcune, come la ‘supercazzola brematurata’  pronunziata da un inarrestabile Tognazzi, finanche nei dizionari!  
 
 
 

 

2024 - Eventi Annuali GRUPPO ITALIANO TUMORI RARI - O.D.V.

2025 Locandina GITR 2024 b R

 
 L'ALBERO 
 
Ogni anno ci attendono
nuove sfide, nuovi interventi,
modi nuovi per aiutare.
 
Ogni anno
guardiamo avanti
per crescere,
ma anche ci voltiamo
per vedere che cosa
siamo riusciti a fare.
 
Quello che vediamo
è un albero,
per crescere
ha bisogno di cure,
di tempo,
dell'amore di tutti.
 
 
...e l'albero continua a crescere...
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Nel 2024 il Vostro Aiuto ci ha Permesso di Realizzare:

1 Borsa di Studio per Data Manager presso il San Giovanni Bosco per la condizione degli Studi Clinici

12 Studi Clinici Policentrici in atto

1 Borsa di Studio per il Supporto Psicologico dei Pazienti in cura presso il San Giovanni Bosco

1 Borsa di Studio per una Psico oncologa dedicata ai Pazienti con Tumori Rari presso il San Giovanni Bosco

1 Borsa di Studio alla Psicologa della Lega Italiana contro i Tumori per continuare il progetto di formazione per i Caregiver dei Pazienti Oncologici assistiti a domicilio a Torino

8 Pubblicazioni su tematiche di diagnosi, terapia di Tumori Rari e psicooncologia. L’articolo pubblicato su Psyco Oncology (USA) ha ricevuto menzione specifica come articolo più consultato dai Lettori nel 2024

3 Presentazioni al Congresso Nazionale AIOM Sessione Infermieri, menzionati dal Direttivo per l’alto valore assistenziale

1 Presentazione Orale al Congresso Nazionale di Cure Palliative (SICP)

1 Presentazione Orale al Congresso Nazionale di Onconephrology (Cagliari Ottobre 2024)

     ONCONEPHROLOGY 25Caregiver Ed25Colon RettoSicp 24

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Il ruolo della terapia ossea durante il trattamento con inibitori...

 
Logo Therapeutic Advances
LA RICERCA
 
The role of bone radiotherapy
during immune checkpoint
inhibitors treatment
of non-small-cell lung cancer:
a single-institution
experience
  
Di:
Ivan Facilissimo, Guido Natoli,
Fabio Gaspari, Tiziana Comandone,
Diego Bongiovanni, Paola Gollini,
Claudia Provenza, Alessandro Comandone
 
 
 
ABSTRACT
 
Background: Immune checkpoint inhibitors (ICIs) represent a keystone of cancer treatment, including non-small-cell lung cancer (NSCLC). Unfortunately, the efficacy of ICIs remains poor in patients with bone metastases from NSCLC. Recently, several case reports have suggested the clinical benefit of radiotherapy in advanced NSCLC patients. However, whether this positive effect is applicable during ICI treatment of NSCLC involving bones remains to be established.
Methods: We retrospectively reviewed the records of patients with bone metastases who received ICIs as monotherapy (anti-PD1 or anti-programmed death-ligand 1) as well as in combination with platinum-based-chemotherapy (carboplatin or cisplatin). We next analyzed the presence or the absence of radiotherapy targeting bone metastases (RT) among these patients during immunotherapy.
Results: A total of 40 patients were included in this study; among them, 10 (25%) received palliative RT for symptomatic bone metastases during cancer immunotherapy treatment with ICIs (RT group); the remaining 30 (75%) patients did not receive bone irradiation (Non-RT group). We observed that the RT group had a significantly longer overall survival (OS) than the Non-RT group, with a median survival of 16 months in the RT group versus 3 months in the Non-RT group (log-rank test p < 0.048; hazard ratio (HR) for OS = 0.44; 95% confidence interval (CI): 0.18–1.00). Similar results were observed with respect to progression-free survival (PFS; log-rank test p < 0.016; HR for PFS = 0.34; 95% CI: 0.15–1.00).
Conclusion: Our results suggest that radiotherapy to bone metastases may improve ICIs efficacy in patients with bone metastatic NSCLC.
 
Keywords: abscopal effect, bone metastasis, bystander effect, immune checkpoint inhibitors, immunotherapy, non-small-cell lung cancer, radiotherapy

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2025 - Fondazione AIOM - La Vaccinazione nel Paziente Oncologico

Vaccinazione nel paziente oncologico
 
 
 
LA SENSIBILIZZAZIONE
 
Grazie alle nuove terapie
e a maggiori diagnosi precoci,
le prospettive dei pazienti oncologici
sono migliori rispetto al passato.
 
Questo opuscolo vuole fornire
informazioni certificate,
a supporto del paziente oncologico,
e sensibilizzare la popolazione
sull’importanza dei vaccini.
 
 
 
 
 
 
 2023 Logo fondazione Aiom 1
La Fondazione si propone di promuovere
la ricerca clinica sperimentale, la prevenzione primaria e lo screening,
la riabilitazione, le terapie palliative, le cure domiciliari
e di incentivare a tutti i livelli le campagne di educazione alla prevenzione.
 
La vaccinazione nel paziente oncologico
In Italia, nel 2023, sono stimate 395.000 nuove diagnosi di tumore: 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). E, nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese aumenterà, in media ogni anno, dell’1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne.
Grazie alle nuove terapie e a maggiori diagnosi precoci, le prospettive dei pazienti sono migliori rispetto al passato.
Tuttavia, le cure possono avere delle controindicazioni, ed è fondamentale riuscire a tutelare la salute e il benessere del malato sia durante che dopo i trattamenti. In quest’ottica rientrano alcune vaccinazioni che sono fortemente raccomandate per i pazienti oncologici e tutti coloro con cui stanno a stretto contatto.
Le immunizzazioni consigliate sono: l’antinfluenzale, l’antipneumococcica, l’anti SARS-CoV-2 e l’anti-Herpes Zoster.
Questo opuscolo vuole fornire informazioni certificate, a supporto del paziente oncologico, e sensibilizzare la popolazione sull’importanza dei vaccini.
 
Per maggiori informazioni visita il portale 
 

Segni di civiltà. L'importanza delle parole.

F. Garetto
  
 
 
LA PROVA 
 
 
La dura prova della malattia,
la paura di morire...
e i rapporti
che fanno la differenza.
  
 
 
 
 
 
 
Di: Ferdinando Garetto
 
   
Fonte:
Logo Citta Nuova
«Falsificare il nome delle cose significa aumentare l’infelicità del mondo». Lo dice, citando una frase attribuita a Camus, Jean Leonetti, medico francese artefice della più importante legge sul fine vita promulgata ormai più di dieci anni fa in Francia, commentando alcune forzature da lui osservate nel recente dibattito legislativo francese sull’argomento.
Mani StretteFa riferimento in particolare alla ricerca di eufemismi che servirebbero ad addolcire il termine “suicidio”, sostituendolo con “morte assistita”, come se questo fosse sufficiente a rendere meno drammatica e interrogante la sofferenza che c’è alla base della domanda di poter morire. Come se la parola “suicidio” fosse una parola di cui vergognarsi e non un gesto estremo meritevole di silenzio, rispetto, profonda compassione che da sempre interroga il pensiero umano. Ma innanzitutto, qual è la domanda autentica?
 
Una storia…
Che cosa sono quaranta giorni nella vita di un uomo?
Antonio (nome di fantasia), 81 anni. Viene ricoverato in hospice, direttamente dal Pronto Soccorso di un ospedale torinese, al termine di un faticoso percorso oncologico di cancro al polmone metastatico.
All’ingresso appare taciturno, poco propenso al dialogo. Riferisce dolore non controllato da giorni e frequenti crisi respiratorie. Alla domanda sulla eventuale rete famigliare risponde di avere un figlio… che per lui “è morto da 25 anni”.
Emerge una rottura di rapporti apparentemente insanabile.
 
Nei giorni successivi le crisi respiratorie e di dolore aumentano, così come la chiusura al supporto e alle proposte di terapia. Occasionalmente accetta la somministrazione di morfina, che un po’ per il dolore e per la dispnea funzionano, ma non come ci si potrebbe attendere. Piange e dice che chiederebbe di «farla finita», se non avesse «paura».
Dopo una settimana affrontiamo “il tema”. Prendendo coraggio gli chiediamo: «Forse il suo dolore è la lontananza del figlio?». Piange. Si chiude ancora di più, sembra in modo definitivo, ma poi… la vita ci sorprende.

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Carlo Gribaudo: Maestro di Sport

Carlo Gribaudo

 
 IL QUADRETTO
 
Di: Gianni Romeo
 
Lo Sport
è una strada scivolosa
per chi la percorre
con superficialità,
Sport eguale Salute
è un “motto”
da intendere bene.
 
 
Come sempre, di buon mattino sfoglio un quotidiano prima di essere travolto dalle notizie-non notizie che televisioni e affini spareranno a zero senza darmi il tempo di pensare. Il giornale invece è lì aperto di fronte a me in attesa senza mettere fretta, nessuno si intromette se leggo qualche riga.  C’è una notizia che avrei preferito non trovare, si dice Logo Medicina Sportdella morte di un medico che conoscevo bene. Carlo Gribaudo, un uomo che ha dedicato tutta la sua professionalità e la sua attenzione a chi fa sport. È una strada scivolosa per chi la percorre con superficialità, sport eguale salute è un motto da intendere bene.
 
Carlo Gribaudo fin da giovane laureato aveva affiancato il professor Vittorio Wyss allo studio di un mondo che agli inizi degli Anni Sessanta era praticato spesso con il concetto del <fai da te>.  Era nato allora l’Istituto di Medicina dello Sport, una scommessa occuparsi di cose che non parevano di primaria importanza ma Wyss e Gribaudo avevano guardato lontano, la realtà aveva presto smentito gli scettici. Alla morte del Capo, un precursore, Gribaudo aveva assunto il comando delle operazioni, l’istituto diventava poco alla volta un’eccellenza della nostra città. Al giovane direttore si illuminava lo sguardo quando gli autobus che si fermavano all’ingresso dell’impianto aprivano le porte per far scendere decine di ragazzi e ragazze chiassosi in attesa di essere educati su una materia che era la loro vita futura, era laPancia Stadio TO conoscenza e il rispetto del proprio corpo.
E nei corridoi dell’Istituto, che grazie alla lungimiranza del Comune di Torino aveva poi trovato ampi spazi nella pancia dello Stadio Comunale, i giovani avevano anche l’occasione di incontrare famosi giocatori della Juve e del Toro, sciatori, corridori. Gribaudo aveva conquistato l’èlite dello sport grazie alla <sua> squadra, altri medici appassionati e competenti come Gian Pasquale Ganzit, Piero Astegiano, Gian Luigi Canata… Ora la legge della vita ci ha rapito un’altra delle persone colte e preziose che ci arricchiscono e ci sentiamo tutti più poveri.
 
Andiamo avanti nella lettura, ecco una pagina che sembra farci sorridere ma dopo il primo sguardo merita una profonda meditazione.
Corsa RobotCi racconta di una gara di corsa, una maratonina di 21 chilometri disputata a Pechino che ha messo in competizione atleti in carne e ossa insieme agli umanoidi o robot, se preferite.
 
Per fortuna hanno avuto la meglio <I Nostri>, un robot è scivolato in pezzi prima del via, un altro è partito troppo veloce ed è andato in tilt…Insomma l’intelligenza artificiale per ora ha trovato pane per i suoi denti.  Per ora.
 
E se un domani nemmeno troppo lontano invece di un Carlo Gribaudo che istruisce i giovani, le giovani, ci sarà un “severo ingegnere” che mette in fila per la corsa gli umanoidi?
 

 

"Venghino venghino", tutti a curiosare nel mercato del calcio!!!

Mercato

 
 
Il Mercato è silicone,
è adrenalina.
Combatte la noia.
Disarma le suocere.
Scatena guerricciole da cortile...
 
Di: Roberto Beccantini
 
 
Il mercato è il viagra dei tifosi: inturgidisce i sogni, gonfia il petto delle ambizioni estive sotto gli ombrelloni o sopra le baite. È silicone, è adrenalina. Combatte la noia. Disarma le suocere. Scatena guerricciole da cortile.
Bosman SentenzaEra il 15 dicembre del 1995, quando la sentenza Bosman affrancò i giocatori dalle pastoie della burocrazia: liberi tutti, a fine contratto. Senza se e senza ma. E così la «fine», e non più il fine, giustificò i mezzi.
Cresce, a dismisura, la differenza tra la gente e l’agente, visto il potere che hanno preso i procuratori, stretti o larghi, famigli o famigliari. Una calamità: non tutti, per fortuna. Dall’archivio di «Fair Play», la trasmissione televisiva che conduceva Rino Tommasi, spunta, improvviso, il faccione di Romeo Anconetani, gran mediator dei mediator di Omero, padre-padrone del Pisa all’epoca della Provincia felix. Nostalgia canaglia.
Il mercato. È mobile, i cavilli lo tengono in vita comunque e dovunque, il suo cuore pulsa sempre: e se il suono pare falso, chi se ne frega. Una volta no: una volta il campionato decollava, implacabilmente, a stalle chiuse, con la finestra autunnale unica variabile. Si bivaccava e fornicava all’hotel Gallia di Milano. Un tempio, più che un teatro. Attorno ai suoi corridoi e ai suoi stucchi nascevano e si propagavano saghe.Lanerossi Vicenza Una riguarda Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo. Si narra che gli affari più scabrosi li discutesse immerso nella vasca da bagno della camera. Nudo alla meta. Il suo tragico suicidio ispirò «Vecchio frack» a Domenico Modugno.
E le fatidiche-famigerate buste? Nel 1971, il Lanerossi Vicenza valutò la metà di Paride Tumburus non più di 175 lire. Tumburus, stopper di ruolo e, nel 1964, campione d’Italia con il Bologna di Fulvio Bernardini. Sempre il Vicenza, nel 1978, strappò Paolo Rossi alla Juventus con 2 miliardi e 600 milioni (per il 50%). I duellanti erano Giussy Farina e Giampiero Boniperti: cime tempestose.
Nella pancia del terzo millennio, le rose di tutte le squadre di tutto il mondo «appartengono» a sette società: Real Madrid, Paris Saint-Germain (o Saint-Qatar, dallo Stato che lo sovvenziona), Liverpool, Manchester City, Manchester United, Bayern, Newcastle, con i rubinetti d’Arabia a gocciolare fior di quattrini, come i 68 milioni che l'Al-Qadsiah ha girato all’Atalanta per Mateo Retegui, capocannoniere dell’ultimo campionato (25 gol). I 55 che il City degli Emirati ha versato al Milan per il ventisettenne Tijjani Reijnders ci possono stare, ma vogliamo parlare dei 40 con cui il «saudita» Newcastle si è preso - sempre dal Milan - Malick Thiaw, un difensore tedesco nemmeno titolare?

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Prendersi cura, affrontare la trasformazione e l'assenza: l’esperienza del caregiver in oncologia.

Spalla BN
 
IL CAMBIAMENTO
 
“Sento il peso
di dover tenere insieme tutto,
di dover conciliare
la malattia di mio marito
e le questioni lavorative.
Mi sono sempre imposta
nelle decisioni importanti,
mentre mio marito
si è sempre fatto trascinare.
Ora vorrei che qualcuno
potesse prendere le decisioni
al posto mio”.
 
Di: Claudia Lanza, Carola Grimaldi, Serena Villa, Sabrina Scuto,
      Martina Coppola, Giorgia Frunzi, Ludovica Giacalone, Marco Gonella
 
“Cosa cambierà in me diventando caregiver?”
Assistere una persona malata di cancro non è mai un compito leggero. L’assistenza può diventare un’esperienza profondamente stressante, con conseguenze significative sia sul piano psicologico che corporeo. Assumere il ruolo di caregiver, infatti, implica farsi carico di molteplici impegni pratici-assistenziali che possono variare nelle diverse fasi del percorso di cura. Alla diagnosi, il caregiver condivide con il paziente lo shock e l’angoscia iniziali, cercando risposte e informazioni, accompagnando il paziente nella ricerca frenetica di strutture e terapie adeguate, cercando di sostenerlo nell’iter degli approfondimenti diagnostici. Durante il trattamento, il caregiver si trova spesso a dover rivoluzionare la propria vita: può rinunciare al lavoro, ridurre le relazioni sociali e concentrare tutte le energie sull’assistenza (Bolis et al., 2008).
Il caregiver può doversi adattare a cambiamenti nell’interazione con sé e con l’altro e gli può essere richiesto di avere la capacità di comprendere e riflettere su tali stati mentali in trasformazione. Questa capacità, definita “mentalizzazione”, può risultare un fattore protettivo nell’esperienza di caregiving, tuttavia, è possibile che l’impatto di una diagnosi di tumore interferisca con tale capacità, facendo sì che la comunicazione degli stati d’animo venga evitata o distorta, rendendo più complesso per il caregiver pensare in modo flessibile ai propri e agli altrui vissuti.
 
Frequentemente la sofferenza dei pazienti e dei caregiver può manifestarsi attraverso una ridotta possibilità di regolare i propri stati emotivi e fisiologici (Schore, 2022).
Finestra Colori
È possibile che il profondo malessere psicologico conduca all’utilizzo di un funzionamento mentale in cui non si fa uso del linguaggio per esprimere il dolore, ma di espressioni psicosomatiche (Granieri et al., 2018). Le ricerche condotte su caregiver oncologici confermano una reazione fisiologica di attivazione in risposta ad uno stress acuto, già nelle prime fasi della malattia (Teixeira et al., 2019). In questo stato di allerta, può diventare difficile dare voce ai propri stati affettivi che dunque possono essere vissuti sotto forma di sintomi corporei: irritabilità, insonnia, difficoltà di concentrazione, palpitazioni (Granieri et al., 2018). La letteratura sul cancro definisce “traumatica” la condizione del caregiver impegnato nel difficile lavoro di integrazione ed elaborazione di emozioni come paure, ansie, disperazione, sensi di colpa, vergogna e rabbia per una diagnosi terribilmente ingiusta (Guglielmucci et al., 2018). I caregiver, quando incapaci di esprimere a parole gli intensi stati emotivi provati, possono adottare comportamenti di ritiro emotivo e sociale, con il rischio di ammalare la propria rete sociale e isolarsi. Tra le strategie più comunemente utilizzate, infatti, riscontriamo l’evitamento e la negazione di aspetti della realtà troppo dolorosi che talvolta possono condurre ad un ritorno a forme più primitive di funzionamento (Nesci & Squillacioti, 2013) con il tentativo di allontanare dalla mente emozioni connesse alla morte (Bonafede et al., 2020; Granieri & Borgogno, 2014).

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2024 - Fondazione AIOM - I numeri del cancro in Italia 2024

2024 AIOM Numeri Cancro
 
LA CONTINUITÀ
 
Anche quest'anno,
La Fondazione AIOM
fornisce la nuova versione 2024 de
“I Numeri del cancro in Italia”
dedicata pazienti e cittadini.
 
Da 14 anni lo sforzo comune
di AIOM e di AIRTUM,
cui si sono progressivamente aggiunti
Fondazione AIOM, PASSI e
PASSI D'ARGENTO, SIAPEC-IAP e ONS
(Osservatorio Nazionale Screening),
fornisce dati epidemiologici
a sostegno dei clinici, della popolazione
e delle istituzioni per conoscere,
organizzare e gestire
la problematica oncologica.
 
È un impegno che continua, anno dopo anno!
 2023 Logo fondazione Aiom
Prefazione
La lotta contro il cancro è da sempre una delle sfide più rilevanti e ambiziose per la comunità medica e scientifica. È solo grazie allo studio e alla passione di ricercatori e scienziati che oggi abbiamo tassi di guarigione dalle patologie oncologiche, che fino a 20 anni fa erano inimmaginabili.
Conquiste fotografate anche ne “I numeri del cancro in Italia 2024” che mostrano una sostanziale stabilità di nuovi casi rispetto all’anno precedente, una diminuzione della mortalità oncologica nei giovani adulti e un aumento della prevalenza di persone che convivono con una diagnosi di tumore.
Ma è doveroso riflettere anche sulle osservazioni contenute in questo volume che evidenziano gli ambiti su cui intervenire per ridurre la prevalenza di malattie oncologiche: l’adozione di stili di vita corretti e una maggiore adesione ai programmi di screening.
Sono settori che vedono un impegno forte e decisivo del Ministero della Salute che si è declinato nell’approvazione del Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, adeguatamente finanziato con 50 milioni di euro. Una vera e propria road map con tutte le indicazioni da seguire per migliorare l’assistenza dei pazienti oncologici, a partire da una maggiore integrazione tra setting assistenziali affinché il paziente non si senta mai lasciato solo durante tutto il periodo della malattia.
 
Ma la sfida deve essere quella di investire in prevenzione, promuovendo stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta, associata all’attività fisica. Oggi sappiamo che l’errata alimentazione incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e che la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di cancro.

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La persona e l’ambiente: tra contaminazione ambientale e inquinamento psichico

Giardini 1
 
 
LA DOMANDA
 
 
Potrebbe essere
interessante chiedersi
cosa possa succedere
se il giardino
che abbiamo sempre coltivato,
che abbiamo annaffiato con cura
e sul quale abbiamo lavorato,
che raccoglie ricordi e memorie,
improvvisamente diventasse
un luogo poco sicuro.
 
 
Di: G. Francioso, G. Pitti, C. Grimaldi, M. Gonella
 
“So anche,” disse Candido, “che dobbiamo coltivare il nostro orto.” “Avete ragione,” disse Pangloss, “quando l'uomo fu posto nel giardino dell'Eden, ci fu posto ut operaretur eum, perché lo lavorasse; il che dimostra che l'uomo non è nato per il riposo”. “Lavoriamo senza ragionare”, disse Martino, “è l'unico modo per rendere sopportabile la vita.”
Introduzione
Voltaire chiude l’opera di Candido sostenendo che “dobbiamo coltivare il nostro giardino”. A questo proposito, potrebbe essere interessante chiedersi cosa possa succedere se ilVoltaire giardino che abbiamo sempre coltivato, che abbiamo annaffiato con cura e sul quale abbiamo lavorato, che raccoglie ricordi e memorie, improvvisamente diventasse un luogo poco sicuro, in cui l’equilibrio vacilla e la quotidianità viene compromessa? Se l’erba tutt’un tratto seccasse, se la terra ingrigisse, se piovesse polvere.
 
Quest’immagine potrebbe prestarsi nell’evocare con nitidezza alcune delle sensazioni che accompagnano la vita in un Sito Contaminato.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) definisce “Sito Contaminato” tutte quelle aree di territorio in cui si evidenzia un’alterazione di suolo, sottosuolo o acque sotterranee, tale da costituire un pericolo per la salute (ISPRA, 2024). In ambito europeo è stata stimata la presenza di circa 342.000 siti contaminati, e solo il 15% di questi è sottoposto a interventi di risanamento ambientale.
 
In Italia, i Siti di Interesse Nazionale (SIN) sono 42. Alcuni tra questi sono la città di Casale Monferrato, Taranto, Biancavilla, Venezia (Porto Marghera). A livello Nazionale, la cartina che disegna i SIN evidenzia come questi siano presenti sull’intero territorio italiano, evidenziando la necessità di prestare attenzione alla salute fisica e psichica degli abitanti di queste città, in cui il confine tra zona sicura e pericolo è estremamente sottile. 

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