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Effetti collaterali, "i piccoli disturbi" in un sondaggio tra gli oncologi italiani

 
dr comandone
 
L'ANALISI
 
di Alessandro Comandone
 
 
Nella cura dei tumori
occorre più attenzione
ai bisogni dei pazienti
 
Pensieri in calce
in una ricerca
tra i medici Italiani 
 

I “piccoli disturbi” nelle terapie anticancro

L’ONCOLOGO DI FRONTE AI NUOVI BISOGNI DEL PAZIENTE


Negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso l’attenzione dell’oncologia fu concentrata solo sulla cura del tumore. Negli anni ‘90 è stata riconosciuta l’importanza della prevenzione e della cura delle inevitabili tossicità delle terapie, soprattutto chemio e radioterapia.
Ricordiamo, negli anni Novanta, i grandi studi su neutropenie, infezioni, nausea e vomito durante i trattamenti e quale conseguenza della chemioterapia, riconoscendo che tali eventi peggioravano in maniera sostanziale la qualità di vita dei pazienti.
Con il nuovo millennio l’armamentario terapeutico si è ampliato, non c’è più solo la chemioterapia e abbiamo sviluppato una cultura sul farmaco molto piùMaltesta vasta.
Oggi le nostre conoscenze spaziano dall’ormonoterapia alle terapie a bersaglio molecolare fino all’immunoterapia. Queste molecole agiscono sull’organismo ed è indispensabile conoscerne l’efficacia e gli effetti collaterali. Alcuni disturbi, un tempo sottovalutati, oggi necessitano dell’attenzione del clinico, infatti troppo spesso la stampa non specializzata parla di terapie che “colpiscono solo il tumore lasciando intatte le cellule sane”. Quando il paziente affrontando tali trattamenti accusa effetti collaterali talora strani (tossicità cutanea, diarrea, aumento della pressione arteriosa, trombosi venose) rimane spesso sgradevolmente sorpreso non essendo stato adeguatamente informato o avendo riposto totale fiducia sulla proclamata innocuità della cura.
 
Esempi sono costituiti dalle vampate di calore che possono essere causate dalla terapia ormonale (tamoxifene, triptorelina); dai dolori articolari (artralgie) dovuti all’assunzione di farmaci inibitori delle aromatasi nel carcinoma della mammella che possono impedire di svolgere le normali attività della vita quotidiana; dalle problematiche che coinvolgono la vita sessuale con impotenza o dispaurenia o dalle difficoltà nella digestione e nella funzionalità intestinale. I tumori stanno diventando patologie croniche, pertanto dobbiamo essere sempre più sensibili alle problematiche degli effetti collaterali o indesiderati delle cure, anche di minore entità. Altrimenti rischiamo di trascurare il compito che ci è stato assegnato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): garantire la migliore qualità di vita alla persona. Questo breve testo ci permette di puntualizzare alcuni problemi che un tempo erano del tutto trascurati.
FarmaciSu questa tematica è stato organizzato un sondaggio rivolto agli oncologi italiani e realizzato nel Gennaio 2018 da AIOM. Hanno risposto 104 specialisti, un campione piccolo (gli oncologi Italiani sono più di 3.000), ma significativo perché sono stati inclusi sia professionisti strutturati, che giovani in formazione che saranno gli esperti del futuro.
L’elenco dei disturbi riferiti dal paziente all’oncologo è molto variegato: nel 54% dei casi i soggetti denunciano nervosismo e disagio psichico. Ma quanto incidono rispettivamente i farmaci, il vissuto e la malattia sullo stato d’ansia? Noi oncologi non sempre abbiamo la sensibilità per comprendere il motivo che scatena questo stato di disagio interiore, da qui la necessità della collaborazione con altri professionisti. La figura dello psico-oncologo è ormai fondamentale all’interno dei nostri reparti. Voglio dire di più, quando si tratta di una psico-oncologa, la figura è ancora più centrale per l’indubbia maggiore sensibilità femminile.
Ma torniamo alla ricerca: nel 21% dei casi il disturbo riferito all’oncologo è una nausea leggera ma continua, che accompagna il paziente per lunghi periodi. In queste circostanze non è possibile utilizzare per molto tempo i farmaci che sono invece molto utili per controllare nausea e vomito dovuti dalla chemioterapia in fase acuta post somministrazione, perché molto potenti ma gravati essi stessi da effetti collaterali.
In prospettiva, dunque, servono nuove terapie per rispondere a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. 
 
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