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Tumori rari, un complicato rebus che è anche un problema culturale

LilianaCarbone

 

 
Su CIVICO 20 NEWS
la rivista online di Torino
 
il Dottor Comandone
spiega come la sensibilizzazione
diventa prevenzione.
 
di Liliana Carbone (Giornalista)
 
 
 

 

La Prevenzione può diventare sensibilizzazione quando la questione riguarda quei tumori che, proprio perché la comunità scientifica considera sporadicamente o addirittura per niente, sono considerati di serie B oppure orfani di una madre che si chiama ricerca scientifica.
Allora la sensibilizzazione sta in una semplice ma efficace campagna informativa su temi e questioni poco conosciuti che coinvolga persone ed istituzioni.
 
Sui tumori rari (TR) e sui tumori gastro-intestinali (Gist) non solo mancano campagne di sensibilizzazione, ma la battaglia silenziosa si combatte su un terreno che se da una parte ha dato frutti importanti, dall’altra presenta ancora aree desolate e quasi sconosciute che aspettano di essere esplorate ed approfondite perché ci sono pazienti che non possono aspettare e non vogliono più essere marchiati come pazienti “affetti da patologie sconosciute”. Seppure in Piemonte esistano eccellenze e nuovi progetti nel settore, c’è ancora molta strada da fare.
 
L’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus ne parla con il Dottor Alessandro Comandone, Direttore dell’Oncologia medica dell’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino nonché membro dell’Associazione e del Gruppo italiano Tumori Rari Onlus, che invita a fare più sensibilizzazione, perché anche questo significa prevenzione!
 
Dottor Comandone che cosa sono i tumori rari?
Per tumori rari si intende un gruppo di neoplasie che attualmente rappresentano circa il 16-18% di tutte le neoplasie (192 tipologie di tumori rari registrati a livello europeo) ed hanno un’incidenza (nuovi casi ogni anno in 100mila persone) inferiore a 5 casi su 100mila abitanti. Per comprendere il valore della loro incidenza, faccio alcuni esempi: il tumore della mammella ha un’incidenza che arriva fino 108 casi su 100 mila abitanti nel solo sesso femminile; il tumore del colon registra 76 casi ogni 100mila abitanti; 92 casi su 100mila abitanti sono registrati invece per il tumore del polmone, mentre per quanto riguarda i sarcomi si registrano 4 casi su 100mila abitanti e i mesoteliomi (nelle zone non ad alta incidenza) 1,8 casi su 100mila abitanti. In questo modo si capisce perfettamente la differenza tra tumori frequenti e tumori rari.
 
Chi è maggiormente a rischio di incontrare un tumore raro?
 
Ci sono tumori rari di cui conosciamo bene l’origine, come il mesotelioma che ha nell’esposizione all’asbesto una causa fondamentale. Ci sono tumori rari di cui si conoscono patogenesi piuttosto specifiche come le esposizioni a radiazioni che determinano la comparsa di sarcomi ossei. Alcuni tumori rari, come il timoma (tumore derivato dalle cellule epiteliali del timo) non sappiamo ancora perché insorgano; i tumori cerebrali ad oggi sono un grande punto interrogativo. Lo stesso vale per i tumori neuroendocrini: esistono delle cellule appartenenti al sistema nervoso disperse negli organi soprattutto a funzione endocrina, non sappiamo perché si ammalino e divengano tumorali. Si chiarisce dunque che i tumori rari sono neoplasie molto diverse tra di loro per origine, natura, istologia e prognosi. L’unica caratteristica che li  connota è la bassa incidenza.
 

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