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Terapia Polifarmacologica: arma a doppio taglio

 
I PERICOLI 
 
Assumere disordinatamente
un elevato numero di farmaci
può essere pericoloso.
Tra medici e pazienti
è indispensabile un rapporto
di assoluta fiducia.
 
Ecco le regole da seguire

Di: Alessandro Comandone
 
Per Terapia Polifarmacologia si intende l’assunzione contemporanea o nell’arco di 24 ore di un numero elevato di farmaci (per convenzione più di tre) anche in tempi diversi come trattamento per patologie concomitanti.
Durante i trattamenti oncologici, siano essi chemioterapia, ormonoterapia, terapie con farmaci a bersaglio molecolare o immunoterapia, è comune  il verificarsi di una situazione di  “POLIFARMACOLOGIA”.
 
Il problema si rende più acuto nel paziente anziano che già di base assume numerosi farmaci da tempo e generalmente prima della diagnosi di malattia oncologica per problemi intercorrenti e indipendenti quali  ipertensione, cardiopatia, diabete, asma, dolori artrosici, osteoporosi, ipertrofia prostatica, etc.
Uno studio danese del 2012 con dati desunti dal registro nazionale sulle prescrizioni (unico Paese al mondo che abbia tale servizio) ci rivelò che tra il 1996 e il 2012 il  35% dei pazienti in cura per problemi oncologici assumeva più di 5 farmaci al giorno e che il loro numero aumentava con l’età. Negli ultrasettantenni la percentuale di Terapia Polifarmacologica superava nettamente  il 40%.
Non è infrequente che un paziente giunga ad osservazione dell’Oncologo con una terapia già in atto da mesi o addirittura da anni con 5-6 o, più raramente, oltre 10 farmaci al giorno per le patologie concomitanti o preesistenti.
A questa terapia consolidata si sovrappone e si aggiunge quella antitumorale che l’Oncologo prescrive. Inoltre vanno aggiunti i farmaci della terapia di supporto (antinausea, antidolorifici, vitaminici, cortisone, lassativi) per ovviare ai sintomi correlati alla malattia o alle misure antitumorali.
Non scordiamoci poi che molte persone, talora all’insaputa del medico, assumono  farmaci alternativi o non ufficiali di cui non si dà notizia per timore di essere rimproverati dall’Oncologo.
 
Tale omissione o silenzio  si giustifica dicendo “tanto non sono medicine”, ma ci si dimentica che per definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è farmaco tutto quello che entrando nel nostro corpo interagisce con i sistemi biologici causando cambiamenti nella biochimica dell’organismo stesso.
Il rischio è che la Terapia Polifarmacologica porti ad assumere 10-15 molecole diverse ogni giorno anche per lunghi periodi di tempo.
Due domande sono d’obbligo: come  riesce l’organismo a sopportare un tale carico di sostanze estranee all’omeostasi dei propri tessuti? E in secondo luogo: quale genere di interazioni si vengono a creare nel fegato, nei reni, nel plasma in conseguenza di questa situazione?
 
Premettiamo che la Farmacologia clinica, pur molto evoluta, non riesce assolutamente a studiare tutte le interazioni tra farmaci che avvengono nell’organismo.
Sappiamo a livello teorico che l’interazione può essere positiva (due farmaci si potenziano reciprocamente), negativa (due farmaci si annullano) o neutra  perché i due farmaci hanno vie metaboliche e di escrezione indipendenti. Ma come vedete si parla di due farmaci perché nei modelli sperimentali si riescono a studiare adeguatamente solo due farmaci per volta. Purtroppo, nella realtà vi sono persone che associano addirittura 10-15 diverse sostanze medicamentose al giorno.
Resta un mistero cosa avvenga con queste interazioni così complesse.
Il trattamento polifarmacologico non è di per sé buono o cattivo se giustificato clinicamente.
Occorre solo valutare con attenzione se tutti i farmaci assunti siano necessari (userei il termine indispensabili), se vi siano interazioni positive o negative note, se la persona sia soggetta a fenomeni allergici (l’associazione di più sostanze aumenta il rischio di allergie).
Dunque, l’approccio a una terapia una Terapia Polifarmacologica non può essere uguale in tutti i pazienti, ma va valutato caso per caso.
Ma quali sono i momenti critici nella storia di una malattia che possono condurre a una Terapia Polifarmacologica che passa inosservata?