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La stanza delle terapie si trasforma in "salotto"

Salotto
 
 
LA TRASFORMAZIONE
 
All‘Humanitas Gradenigo
un luogo di cura raccoglie
medici, infermieri e pazienti
che superano con il dialogo
e il racconto 
dei comuni problemi
molte difficoltà,
creando rapporti di amicizia.
 
 
Di: Michele Fenu
 
<Dottore, mi sembra di cattivo umore stamane>. La voce si leva da una elegante signora adagiata in una poltrona blu. Per il dottore, che abbozza un sorriso, parla un omone grande e grosso, in tuta: <Ma signora non sa che ieri la sua squadra del cuore ha perso una partita importante?>. C’è una risata generale nella linda stanza, dove un gruppetto di pazienti si sottopone sotto la gentile attenzione delle infermiere alle terapie predisposte per ciascuno nel Day Hospital di oncologia dell’ospedale Humanitas Gradenigo, terapie che comportano un tempo talora lungo tra esami cautelativi, preparazione dei farmaci e applicazione degli stessi. Può sembrare sorprendente, ma questa sala, come le altre della struttura diretta da Alessandro Comandone, si trasforma spesso e volentieri in una sorta di salotto.
Un luogo di cura che raccoglie uomini e donne di ogni età e ceto, gravati da mille problemi e preoccupazioni per il futuro, perde il suo alone naturale e diventa uno stimolo per iniziative originali, come l’installazione di una piccola biblioteca, amicizie, confessioni, analisi della malattia e dei cosiddetti effetti collaterali di questa o quella terapia.
 
È chiaro che il fatto di essere accomunati da una battaglia contro un nemico agguerrito favorisce la nascita di un rapporto particolare sul pianopsicologico e allenta certi vincoli di riserbo che possono condizionare il comportamento delle persone. Si parla di abbigliamento, di figli, di sport e (poco) di politica. Addirittura, c’è chi giustamente si vanta di aver manifestato una resistenza straordinaria (<Vengo qui da 15 anni> ha proclamato con orgoglio una paziente, incitando i <colleghi> a non arrendersi mai) e chi dispensa saggi consigli, basati sull’esperienza, ai pazienti che cominciano un difficile cammino. Per non parlare delle divertenti dispute tra gli amanti degli animali, imperniate come sempre sulla preferenza tra cani e gatti.
 
Nel Day Hospital la normale procedura contempla un prelievo di sangue che verrà analizzato nel laboratorio dell’ospedale, l’infusione di supporti terapeutici e dei vari tipi di chemio, cui si possono aggiungere specifici interventi dettati da esigenze particolari, e una visita del medico di turno per un punto della situazione.
E i pazienti si divertono a giudicare i camici bianchi sotto l’aspetto personale, perché sulla competenza e sull’efficienza non si discute.
Naturalmente, l’atmosfera da salotto si fonda su questi amichevoli rapporti tra pazienti, medici e personale sanitario. Il paziente, come vogliono gli intendimenti della struttura, è prima di tutto una persona e non il numero di una catena di montaggio. Gentilezza, disponibilità, dialogo portano, pur tra le oggettive difficoltà, a creare un clima positivo. <Come sta oggi, tutto bene?> mormora sorridendo l’infermiera che accoglie, come dire?, l’ospite all’inizio del trattamento.
 

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