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Il successo della multidisciplinarietà

 
 
Chemio e riflessi sul cuore:
oncologi e cardiologi
aprono un fronte comune

Di Davide Ottaviani
Oncologia Medica
Humanitas Gradenigo - Torino
 
Anche in campo medico va affermandosi con sempre maggior successo il ricorso alla multidisciplinarietà. Il paziente viene affidato alle cure di un Team di specialisti che lo prendono in carico interscambiando le proprie competenze. Tale sistema viene applicato in ogni settore con risultati positivi. È una strada che riguarda anche l’oncologia nel suo rapporto con la cardiologia, in quanto esiste un potenziale rischio di cardiotossicità per i soggetti affetti da neoplasia quando si rende indispensabile il ricorso a un trattamento chemioterapico.
 
È evidente che la collaborazione tra oncologo e cardiologo appare di fondamentale importanza, e non solo quando si tratta di intervenire in maniera attiva di fronte a una tossicità emersa durante un trattamento anti-tumorale. Chiave di volta è l’aspetto di valutazione iniziale che viene assunto in modo collegiale. Da una parte una attenta disamina anamnestica di ogni paziente, dall’altra una minuziosa indagine cardiologica prima di avviare una chemioterapia potenzialmente tossica a livello cardiovascolare, il che, in particolare, è necessario quando si interviene nei soggetti maggiormente a rischio e con determinate comorbidità.
 
La nuova frontiera, in sostanza, si chiama cardio-oncologia. Una disciplina innovativa, nella quale i due attori principali (cardiologo e oncologo, affiancati da altri specialisti), ciascuno con le sue competenze, si dedicano <insieme> al paziente. C’è un aspetto da sottolineare: l’aumento dell’aspettativa di vita dopo la diagnosi e la terapia anti-tumorale rende il fenomeno della tossicità cardiovascolare assai preoccupante, soprattutto per le neoplasie insorte in età pediatrica o adolescenziale.
 
Negli ultimi quarant’anni abbiamo assistito a grandi progressi nel trattamento della patologia neoplastica. Non facile prevedere con stime internazionali la prevalenza della tossicità cardiaca correlata al trattamento di bambini e adulti affetti da problemi oncologici, in considerazione delle difficoltà dovute all’eterogeneità tra casistiche con pazienti pediatrici, adulti e anziani e la mancanza di uniformità posta nella diagnosi e nella comunicazione degli eventi avversi. Inoltre, ci troviamo di fronte a dati clinici spesso retrospettivi e a <data base> relativi a follow up di lunga durata non disponibili o non aggiornati.
 

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