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Dopo molti decenni la medicina sposa due specialità

Marra Comandone

 
LA COLLABORAZIONE
 
Tra  oncologi e cardiologi è nata
una innovativa collaborazione
 
Come gli epidemiologi ci riferiscono
alcuni fattori eziopatogenici
sono comuni alle malattie oncologiche
e a quelle cardiovascolari.
  
È sempre più attiva
la nuova branca della Cardioncologia
volta allo studio e all’assistenza.
 
Ecco come stanno maturando
di anno in anno grandi vantaggi 
per i pazienti legati a dolorosi
e svariati problemi.

Per decenni l’Oncologia e la Cardiologia hanno seguito le proprie strade, Medicina, Farmacologia, Tecnologia hanno praticato scelte indipendenti. Ora, la situazione è cambiata ed è nata una specialità che mette a frutto le contrapposizioni: la CARDIONCOLOGIA.

Un passo avanti importante che il dottor Alessandro COMANDONE, Responsabile di Oncologia di HUMANITAS GRADENIGO di Torino e Presidente del GITR (Gruppo Italiano Tumori Rari) ha analizzato sulla rivista CARDIOPIEMONTE, specializzata nei problemi del cuore e curata con passione e competenza dal dottor Sebastiano MARRA, Presidente della Onlus AMICI DEL CUORE e numero uno del MARIA PIA HOSPITAL.
 
PER GENTILE CONCESSIONE DELLA RIVISTA
                  
Di: Alessandro Comandone
 
Le malattie cardiovascolari e quelle tumorali costituiscono la prima e seconda causa di morbilità e di mortalità nelle società occidentali e nei Paesi industrializzati. Se ne parla ormai in numerose circostanze, ad esempio nell’evento mondiale Asco che si è tenuto in Giugno a Chicago.
Più del 75% dei decessi annui sono determinati da cause vascolari e cardiache o neoplastiche. Entrambe le patologie sono infatti il prototipo delle malattie non trasmissibili che negli ultimi cento anni hanno soppiantato nell’epidemiologia le malattie infettive quali prima causa di decesso.
La causa di questa rivoluzione epidemiologica vanno riconosciute in alcuni elementi legati al progresso della Medicina: il riconoscimento degli agenti microbiologici che per secoli hanno fatto strage dell’Umanità, le migliorate condizioni igieniche, la disponibilità di antibiotici ed antivirali, il miglioramento delle condizioni di vita con maggiore disponibilità di alimenti a elevato tenore calorico.
Siamo purtroppo consci che questa rivoluzione non ha interessato tutto il nostro pianeta e che alcune Nazioni al mondo sono ancora flagellate da malattie infettive o diffusive. Inoltre, per il cattivo uso che abbiamo fatto degli antibiotici, molti decessi nei nostri nosocomi sono nuovamente dovuti ad agenti infettivi ospedalieri estremamente resistenti alle terapie antibatteriche.
 
Nonostante queste doverose osservazioni, va comunque considerato il dato statistico che nel mondo occidentale si vive meglio, ci si alimenta in maniera meno occasionale e sporadico, come da sempre l’essere umano ha dovuto fare a causa di carenze e carestie, e soprattutto si vive più a lungo.
Ormai è patrimonio comune sapere che la speranza di vita media in Italia, seconda Nazione più longeva al mondo dopo il Giappone, è di 83 anni per le donne e di 81 per gli uomini.
 
Inevitabilmente con il procedere dell’età divengono prevalenti le malattie legate alle abitudini di vita, all’alimentazione, alla sedentarietà, ma anche all’usura dell’organismo nei suoi molteplici aspetti.
Infatti come gli epidemiologi ci riferiscono, alcuni fattori eziopatogenetici sono comuni alle malattie oncologiche e alle malattie cardiovascolari.
La dieta ipercalorica e iperproteica, il sovrappeso o peggio, l’obesità, la sedentarietà e il fumo sono cause che concorrono parimenti nelle due patologie.
Nonostante queste similitudini e questi inequivocabili punti di contatto, per molti decenni le due Specialità, la Cardiologia e l’Oncologia hanno avuto poche collaborazioni. È difficile capire i motivi di questa reciproca indifferenza, a cui ora si sta ponendo una rapida correzione.
Da parte degli Oncologi si riteneva che il vero nemico fosse solo ed esclusivamente il cancro e che disperdere le cure su molti fronti fosse una sorta di perdita di tempo.
Per quanto riguarda i Cardiologi vi era convinzione che il malato di tumore non avesse chances e che disperdere risorse per una speranza di vita ridotta fosse improduttivo.
In molte occasioni nel passato il dialogo tra gli specialisti era: “Il sig X dovrebbe essere operato per un vizio valvolare ma ha un tumore: quale aspettativa di vita ha? È utile e opportuno portarlo in sala operatoria?”
I tempi sono gradualmente cambiati dagli anni 90 quando vennero pubblicati i primi risultati sulle cardiopatie nei bambini guariti con la chemioterapia dalla leucemia linfatica acuta. (LLA)
Ad un reale successo medico e umano (la LLA era la seconda malattia tumorale che poteva guarire con la sola terapia medica dopo il linfoma di Hodgkin), si associava la cocente delusione per il numero elevato di giovani adulti, che, a distanza di anni, diventavano cardiopatici, alcuni dei quali in modo grave e irreversibile.
CONTINUA...
 
 

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